Dolomiti Unesco: spazio di opportunità

L’articolo sotto riportato è stato da me scritto a seguito della serata dedicata alle Dolomiti Patrimonio Unesco svoltasi a Madonna di Campiglio domenica 23 agosto. E’ stato pubblicato dal quotidiano Trentino martedì 25 agosto. Si ringrazia l’editore.

La versione che trovate qui è quella integrale, leggermente tagliata per ragioni di spazio nella pubblicazione sul giornale.

Dolomiti: un patrimonio naturale unico, arcipelago fossile, archetipo di bellezza naturale, da giugno fra le bellezze globali Unesco, con discussioni annesse, certo. Ma anche -forse soprattutto -Dolomiti come spazio di opportunità verso un futuro sostenibile e un diverso governo del territorio, che coinvolgerà per la prima volta le popolazioni di tre regioni (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli) e cinque provincie, su un territorio di 231.00 ettari, fra “core zone” e aree cuscinetto, con culture, sistemi amministrativi e lingue diverse. Tedesco, italiano, ladino, friulano; autonomie e statuti ordinari.
Un complesso puzzle, affascinante sotto il profilo naturale e sotto quello socio-politico.
Una sfida, anche, di quelle che fanno tremare i polsi.
Così sono state rappresentate domenica sera le Dolomiti a Madonna di Campiglio, nel convegno “Le Dolomiti di Brenta. Patrimonio mondiale dell’Umanità”, nell’ambivalenza fra bellezza e leggibilità geologica e paesaggistica da un lato e prospettive economiche, politiche e di gestione dall’altro.
Tre le cifre di lettura proposte: i valori di questo patrimonio (paesaggio, geologia, estetica); il futuro del governo di questo prezioso territorio e infine l’antropologia alpina e le sue connessioni con le scelte degli usi (e abusi) del territorio stesso.
Governance era la parola d’ordine, lanciata per prima dalla Vice Sindaco di Pinzolo, Patrizia Ballardini e poi ripresa dall’Assessore provinciale all’Urbanistica Mauro Gilmozzi e da Annibale Salsa, antropologo e Presidente del CAI.
Salsa ha ricordato tanto il necessario equilibrio fra conservazione e infrastrutturazione (nel caso delle Dolomiti soprattutto turistica), quanto il rischio del disaccoppiamento tra turismo invernale e estivo. “Il turismo centrato sull’ inverno è pericoloso – ha detto Salsa – “Crea omologazione e un consumo eccessivo di territorio. Sappiamo che laddove prevale il turismo invernale abbiamo troppe seconde case. Meglio perseguire il modello sudtirolese, che ha saputo mantenere un buon rapporto fra alberghi e seconde case e la qualità del paesaggio e urbanistica.”
Sembra facile, una questione di regole. In Trentino esiste la legge Gilmozzi. “Attenzione, però – ammonisce – “è una questione di cultura, prima ancora che di norme e di pianificazione”.
Gli fa eco l’Assessore Gilmozzi, che è piaciuto nel suo intervento anche alla qualificata rappresentanza degli ambientalisti di Italia Nostra, Legambiente e Mountain Wilderness presente, rilanciando il ruolo della conoscenza e della scienza (in effetti le Dolomiti sono le montagne più studiate al mondo, con il Latermar a farla da re delle pubblicazioni) ma ha soprattutto indicato la strada della nascente Fondazione Dolomiti Patrimonio Unesco: “Le polemiche finiranno presto. Troveremo un buon accordo. Per noi la sede va bene anche a Belluno. L”importante è il futuro della governance, che ora dovrà vederci operare in sinergia, con un nuovo metodo e nuove prospettive di qualità del territorio e anche per il turismo”. Una promessa di sostenibilità.
Per l’Assessore il riconoscimento Unesco e la collaborazione nella Fondazione, sono un’ opportunità “per riportare al centro dell’agenda politica la montagna e governare il territorio dolomitico in modo più equo”.
Erano silenziosi gli ambientalisti, nessuna polemica. Pensavano però a una domanda “Come si lega il collegamento Pinzolo-Campiglio con questi ottimi propositi”?
Sarà che, come scrisse Goethe, “I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi”.

Storie di APT e territori: Folgaria e Primiero, due storie

La notizia: In questi giorni sono state pubblicate sui giornali locali le notizie relative a due vicende con elementi  in comune delle APT del Primiero e di Folgaria.

Folgaria: l’APT di Folgaria e  degli Altipiani Cimbri è fallita. Il debito dichiarato ad oggi è pari a 800.000 euro e non si intravede una rapida soluzione. Era stato individuato dagli stessi operatori turistici locali il nome dell’ex Segretario Comunale di Lavarone, Francesco Fait,  come possibile curatore fallimentare nella fase di transizione verso una possibile salvezza. Oggi la notizia:  Fait ha rinunciato all’incarico, con una analisi che si può sintetizzare così: “Alle due assemblee da me indette per confrontarmi con i soci, hanno partecipato pochi operatori, soprattutto pochi albergatori di Folgaria paese. E’ evidente che manca la base: il senso di partecipazione  e la voglia di impegno dei soci. Ha danneggiato il senso di partecipazione l’appiattimento sull’impiantistica e la perdita di identità”.

Primiero: La notizia è che  nell’ultima assemblea, i soci dell’APT del Primiero (gli operatori turistici) non hanno raccolto la loro quota parte, pari a 500.000 € per finanziare la ricapitalizzazione della società impiantistica di San Martino “Rosalpina”. L’accordo di programma sottoscritto dai Comuni, l’APT , le società impiantistiche con la Provincia di Trento prevedeva che a fronte dei 5 milioni di euro collocati da operatori locali e Comuni, la Provincia avrebbe finanziato le opere (impianti e piste) previste per collegare il Passo Rollaecon San Martino di Castrozza con altri fondi pubblici. Prima di questo, nelle scorse settimane il Comune di Fiera di Primiero aveva votato contro il collegamtno nella sua versione progettuale attuale (che andrebbe – ricordiamo – ad intaccare il paesaggio dei laghi del Colbricon, nel cuore del Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino).

Il commento: Le due vicende dimostrano purtroppo che l’analisi da molto tempo avanzata dagli ambientalisti era e rimane corretta e lucida. L’analisi diceva questo: gli operatori turistici trentini sono viziati dai troppi soldi pubblici sempre elargiti con troppa facilità;  i processi decisionali rispetto a grandi investimenti territoriali sono superficiali, senza una vera e corretta partecipazione dei cittadini, la responsabilizzazione degli operatori privati è insufficiente,  sui territori manca  una visione uitaria, complessiva e capace di futuro e di identità del territorio e di politiche per il turismo. Tutto questo costituisce un magma pericoloso che oggi si manifesta con queste due crisi. L’APT di Folgaria è fallita per le ragioni che Francesco Fait ha lucidamente esposto, che sono le stesse denunciate da anni dalle associazioni ambientaliste locali e da gruppi di cittadini dell’Altopiano cimbro molto critici. In Folgaria manca innanzitutto una visione identitaria del luogo e manca il senso di comunità. Da questo nasce la frammentazione degli obiettivi e anche la debolezza delle categorie economiche, che prima non hanno saputo governare e indirizzare le politiche turistiche schiacciandole sul solo sci invernale, poi hanno fatto fallire l’APT e infine alle recenti elezioni comunali non hanno saputo esprimere con forza loro consiglieri comunali, che portassero una visione economica unitaria e collettiva. Come se ne esce? Aprendo una vera grande fase di partecipazione dei cittadini e delle categorie economiche, una fase di confronto sull’identità dell’Altopiano e in particolare di Folgaria (che soprattutto ha manifestato la propria non coesione e il proprio disagio interno). Chi deve realizzare questa fase? Senza dubbio i tre Comuni di Folgaria, Lavarone e Luserna. Il Comune di Folgaria ha però sicuramente la principale responsabilità e la migliore possibilità di essere efficace, per due motivi: è il Comune più grande e più influente, è soprattutto la sua situazione interna che ha indirizzato male le politiche fino ad oggi seguite e indebolito e reso opaca la politica dell’Altopiano. Da Folgaria si può quindi ripartire.

Per quanto riguarda il Primiero: anche qui si evidenzia una debolezza preoccupante degli operatori economici, incapaci di esprimere una visione del territorio e del turismo, anche loro schiacciati sui fondi pubblici legati alle grandi opere. Prima di tutto questo, invece, viene l’identità del territorio, la coesione interna, la visione di un futuro.

In entrambi i casi quello che è venuto a mancare, problema generale in Trentino, è il senso dei luoghi. Il turismo funziona, produce oltre che denaro anche benessere delle persone e dinamiche positive, solo se i territori sanno prima di tutto “essere” qualcosa, dei luoghi, per poi vendersi. Purtroppo spesso si insegue invece la fase mercantile prima di aver saputo “essere” un luogo.

Urbanistica e partecipazione: fare cittadinanza

La notizia: Recentemente a Rovereto si sono svolte alcune interessanti conferenze pubbliche intorno al tema: urbanistica, partecipazione dei cittadini, cittadinanza e missione di una città. La prima è stata organizzata l’8 aprile dalla Rete trentina di educazione ambientale dell ‘APPA (Laboratorio di Rovereto) in collaborazione con Legambiente (io ero anche relatrice ma non è questo importante), con ospiti Alessandro Franceschini (architetto, insegna all’Università di Trento Urbanistica, studia il paesaggio alpino, è Coordinatore Scientifico del Laboratorio Urbano di Trento casaCittà), Giuseppe Scaglione (architetto, docente presso l’Università di Trento,  organizzatore di Alps Biennale dei Paesaggi alpini),Fulvio Forrer (urbanista, Presidente dell’INU sezione di Trento), Luigi Casanova (esponente di Mountain Wilderness e Vice Presidente di CIPRA Italia). Le seconde due serate sono state invece organizzate dal PD locale, ed hanno centrato l’attenzione sul PRG, sulla futura identità della città di Rovereto, come sulla partecipazione e sul paesaggio e sulle modalità di piano (con interventi dell’Assessore di Rovereto Tomazzoni, di Bruno Zanon dell’Università di Trento e di Maurizio Agostini Presidente dell’Ordine degli Architetti di Trento e altri).

Il commento: E’ interessante notare che seppure timidamente i temi del paesaggio, della missione delle città e dei territori, del ruolo delle varie competenze sociali, politiche e disciplinari come dell’occupazione del suolo tornino ad essere tema di discussione in Trentino, a partire questa volta da una città come Rovereto che è la seconda città del Trentino, con una intensa vita culturale e una vita politica troppo litigiosa e attualmente una importante revisione del PRG in atto, con un Assessore, Maurizio Tomazzoni, potenzialmente interessante, perché urbanista di professione e membro autorevole dell’INU provinciale. Sarebbe bene che ora che le elezioni sono concluse, anche la città capoluogo, Trento, tornasse a discutere veramente ad ampio spettro, con serenità e apertura sul proprio assetto urbanistico, sul ruolo delle Circoscrizioni e sui vari quartieri, a partire dai due casi: Piedicastello per la rinascita come borgata e Mattarello per le caserme progettate e contestate). Il laboratorio urbano casaCittà  dovrebbe essere rafforzato e l’Università incidere di più, come anche gli Ordini professionali.E a Rovereto (si dice da tempo) dovrebbe nascere il Laboratorio Urbano, a sua volta.

Poi sarà il turno di Pergine, dove di urbanistica si litiga da mesi. Adesso parte la nuova Giunta comunale, cerchiamo di essere speranzosi, perché  Pergine è cresciuta troppo e male, non è una città e non è un paese. A seguire il futuro urbanistico della piana del lago di Garda, che è persa in larga parte…e poi il resto del territorio.

Alcuni elementi fondamentali per  far funzionare la pianificazione e la partecipazione: fare piani strategici e non ordinativi (come si dice ormai ovunque) stabilendo cosa un territorio vuole  essere e declinando con vari piani successivi dettagli, specifiche, quantità, con flessibilità e trasparenza; fare partecipazione  con strumenti, luoghi, regole adeguati e chiari. Premessa della partecipazione è onestà intellettuale, volontà di ascoltare veramente e trasparenza per cittadini e amministratori; infine che i professionisti siano lasciati liberi di esprimere le loro idealità progettuali e la loro visione d’insieme autoriale (ma non troppo!)

I have a dream: cittadinanza espressa attraverso la partecipazione e la trasparenza in urbanistica e pianificazione.

Pinzolo-Campiglio: le associazioni ambientaliste si appellano ai cittadini

Le associazioni ambientaliste Italia Nostra, Legambiente e WWf martedì 24 marzo hanno indetto una amara conferenza stampa per annunciare che in assenza di una chiara presa di posizione da parte della popolazione non adiranno le vie del TAR per fermare il collegamento sciistico fra Pinzolo e Madonna di Campiglio. Le associazioni (Italia Nostra e Legambiente, con l’appoggio solo morale del WWF) avevano infatti presentato in dicembre Ricorso straordinario al capo dello Stato, con motivazioni giuridiche e di carattere ambientale, per fermare il collegamento, che la Giunta Provinciale aveva deliberato definitivamente pochi mesi fa. Le ragioni giuridiche sono riassunte in questo efficace documento dell’Avvocato Silvia Zancanella, la brillante legale che abbiamo scelto (infatti io sono la Presidente di Legambiente Trento e una delle persone che ha contribuito a scrivere e motivare il Ricorso):

Il ricorso al Capo dello Stato proposto da Legambiente e Italia Nostra, contro la Provincia Autonoma di Trento, del Comune di Pinzolo e del Parco Adamello Brenta, chiede l’annullamento dei provvedimenti della PAT dell’agosto 2008 di definitiva valutazione di impatto ambientale del “Progetto di Mobilità integrata Pinzolo-Madonna di Campiglio”, redatto e proposto dal Comune di Pinzolo e del conseguente  -o megli o presupposto – provvedimento di modifica d’ufficio del Piano del Parco Adamello Brenta. La ragione del ricorso segue. le linee funiviarie di collegamento passeranno in una delle più belle zone delle Dolomiti di Brenta, aree di eccellenza ambientale e di straordinario pregio, nonché territorio del Parco Naturale Adamello Brenta, e ciò di certo non per la finalità manifesta di una “mobilità” ai fini generali, ma all’esclusivo fine di espansione degli impianti di sci e della relativa offerta turistica di piste. L’aggressione alle estese aree che verranno interessate al gigantesco intervento avviene mediante illegittimo allentamento e riduzione del vincolo di tutela ambientale, che fino ad oggi ha mantenuto sostanzialmente integra la Val Brenta. Due sono i fronti del ricorso: uno relativo alle modalità e alel norme con le quali la Giunta Provinciale è arrivata ad autorizzare l’intervento di irreversibile impatto, il secondo relativo alla grave violazione dei principi comunitari di tutela e sostenibilità ambientale.  Sul fronte delle norme provinciali, le due deliberazioni della Giunta Provinciale risultano concertate ed articolate secondo uno schema complessivo, finalizzato alla realizzazione degli impianti, pur se in assenza di definitiva approvazione del Piano del Parco e pur se in assenza del Piano Unitario. Vengono poi applicate norme transitorie che consentono di fatto ai Comuni di determinare la disciplina urbanistica anche dentro il Parco. La ricostruzione delle fonti normative e regolamentari poste a base dei provvedimenti è davvero singolare e curiosa, oltreché a nostro avviso, gravemente illegittima.

In sintesi: il Piano Urbanistico Provinciale variante 2000 prevede la possibile messa in rete dell’area sciabile di Pinzolo con quella di Campiglio ma pone le condizioni che “L’insieme delle previsioni avrà il supporto di un piano unitario e andrà sostenuto da un’intelligente politica gestionale del sistema per trane il massimo di utile anche in termini di mobilità”. Nelle more del ricorso avverso il primo collegamento, la Giunta Provinciale adotta la norma regolamentare di cui all’art. 3 del D.PP. nr 23-53/Leg. 30 dicembre 2005. Con tale disposizione la Giunta Provinciale inverte (letteralmente) l’obbligo stabilito dal PUP di un previo Piano Unitario. In tal modo una qualunque domanda di VIA una volta approvata, diviene non solo progetto di opera compatibile sotto il profilo ambientale, ma anche al contempo uno strumento urbanistico, capace di modificare il PRG del Comune di Pinzolo, un “atto generale” di pianificazione delle concessioni funiviarie e addirittura, un “atto generale” che si impone nelle aree di tutela ambientale e nelle aree a Parco. Ed effettivamente è in virtù di tale sfuggevole ed illegittima disposizione regolamentare, che sono state già previste notevoli varianti al sistema insediativo e rei infrastrutturali nel PRG di Pinzolo e sempre in virtù di tale norma è stato modificato ex officio il Piano del Parco Naturale Adamello Brenta, modificato anch’esso d’ufficio dalla Giunta Provinciale in virtù di norma sempre trnasitoria. La modifica del Piano del Parco ha determinato la trasformazione della attuale area B in area C, consentendo in sostanza gli interventi di realizzazione degli enormi impianti.

Evidente e incontestabile è la qualificazione dell’intervento: espansione degli impianti da sci e della relativa offerta turistica di piste e non certo mobilità generale, se di mobilità si tratta, questa infatti è solo degli sciatori, ai quali sarà concessa l’eccezionale fruizione di aree dolomitiche fino ad oggi risparmiate dall’industria dello sci, dell’edificazione e da altre opere dell’uomo. Gli interventi sacrificano inoltre ampi territori del Parco Naturale Adamello Brenta, incidono su tre SIC, due dei quali localizzati sul Gruppo dell’Adamello, mentre il terzo è individuato sul Gruppo di Brenta. Sono previste imponenti opere di disboscamento, movimenti terra, costruzioni murarie a servizio delle piste e del percorso funiviario e opere funiviarie (stazioni e funi) che intaccheranno bacini imbriferi delicatissimi oltre che di estrema bellezza. Interi versanti boschivi, ancora totalmente intatti, verranno incisi profondamente con odificazione del rilievo e della morfologia.  La valutazione d’impatto ambientale è stata effettuata per i singoli interventi (e sono molti) ma è mancata sotto i profili istruttorio e motivazionale la valutazione complessiva, la corretta qualificazione delle serie di opere e la comparazione degli interessi in gioco. Violati poi risultano le norme ed i principi comunitari in materia di tutela ambientale, riproponendosi in toto i motivi di censura della messa in mora da parte della Commissione europea, del 2006, relativa ai piani e progetti volti alla realizzazione delle infrastrutture sciistiche. Dopo l’intervento della Commissione il progetto è stato variato solo minimamente, con mere modifiche di alcuni tracciati e altri aggiustamenti di facciata che tuttavia non hanno nella sostanza modificato alcunchè. Gli interventi continuano a essere previsti dentro il Parco Naturale Adamello Brenta, dentro e in contiguità deiSsiti di Interesse Comunitario (SIC), dentro biotopi e dentro aree di tutela ambientale assoluta per legge. Altresì rilevanti le censure di violazione del Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche (P.G.U.A.P.) (D.P.R 15 febbraio 2006), poichè molti degli interventi progettati  risultano in contrasto con il PGUAp stesso. tra questi risulta palese e assolutamente ingiustificata  la violazione degli ambiti fluviali ecologici, individuati dal PGUAP e in particolare, proprio dove è stato previsto lo snodo di Plaza, area di straordinario interesse oltre che paesaggistico e ambientale, anche fluviale.Altro ambito fluviale ecologico compromesso è quello in località Magri. Non affrontato nel ricorso ma di prossima attualità, è il finanziamento delle opere e la scelta dei soggetti che saranno chiamati a fare la regia e ad eseguire i lavori.


Il prossimo Sindaco di Trento: che succede?

Elezioni primarie (si o no?) per il Sindaco di Trento: La città di Trento affronta l’elezione del Sindaco, dopo che Alberto Pacher, Sindaco uscente  baciato da un livello di consenso invidiabile, è passato alla Vice Presidenza della Giunta provinciale, con 15.000 preferenze. Nel centro-destra sono in alto mare: chi sarà il candidato? Che progetto di città vogliono? Mah. Nel centro-sinistra sono in altro mare: fare o non fare le votazioni primarie, per scegliere il candidato Sindaco? Fare elezioni primarie di partito e poi di coalizione oppure una sola cosa? E soprattutto: anche per loro: ma che genere di città si vuole proporre?

Gli elettori del centro-sinistra trentini hanno manifestato nettamente in due occasioni di volere le primarie (nonostante tutti gli ostacoli ad arte frapposti contro la partecipazione!), prima per la scelta del Segretario nazionale del PD e poi per la scelta del Segretario provinciale del PD. I grandi numeri registrati erano inaspettati in entrambe le occasioni (a partire dal Super Presidente Dellai  siamo pieni di porta-sfiducia in Trentino…), ed in entrambe le occasioni tutti i maggiorenti del PD e molti anche della Margherita (poi UPT)  si sono dichiarati gioiosamente a favore delle primarie. Un poco meno di entusiasmo si registrava invero nell’ UPT, ben conoscendo gli eredi della Margherita e quindi della Dc, la necessità virtuosa della moderazione negli strumenti partecipativi (ironico..)

E adesso? Si registra un fastidio e un imbarazzante scarso entusiasmo per le primarie,  che diventano ostacoli addirittura, al punto che una delle due candidate donne possibili, Lucia Maestri, Assessore alla Cultura, si affretta a dichiarare “Io sto con il Sindaco”. Forse sarebbe suonato meglio “Io sto con la partecipazione”. La verità evidente è che molti dirigenti dei partiti considerano ancora immaturi gli elettori per scegliere davvero.  Credono, alcuni addirittura in buona fede, i più in cattivissima fede, di dover fare un favore alla cittadinanza, scegliendo loro chi candidare, dall’alto come sempre, per poi creare il metodo dell’investitura popolare dal basso, apparente. Se si trattasse di una sana capacità di scegliere da parte della dirigenza, di una visione incarnata da un nome, almeno..però no, qui siamo al bieco status quo..

Il fatto è che oggi è Sindaco reggente  l’ex Vice Sindaco e Assessore all’Urbanistica Alessandro Andreatta. Come ha fatto finora l’Assessore Andreatta?  Merita davvero di essere proposto come candidato forte del partito stesso (il PD) alle primarie (se ci saranno?). Inoltre: quale progetto politico si annida nella sua candidatura?

Sintesi: Andreatta non ha mai brillato per iniziativa politica e come Assessore ha infilato una serie imbarazzante di errori e garbugli, che avrebbero indotto un altro a dimettersi o sicuramente a non candidarsi addirittura come Sindaco. Invece il nostro…si candida. Cosa è successo nell’urbanstica della città capoluogo negli ultimi cinque anni ? Facciamo solo alcuni esempi.

1) In collina, la parte più delicata, si è continuato a costruire e soprattutto a concedere cubature al di là di ogni ragionevole dubbio. Per capire la delicatezza di cui parlo si legga l’introduzione dell’ottimo Urban Center di Trento (casaCittà) all’incontro sul tema del 14 aprile 2008 “La collina di Trento rappresenta da sempre un contesto delicato dove operare: il sistema delle ville rinascimentali, la presenza imponente del paesaggio naturale, il sistema agricolo primario che caratterizza ancora parte dell’economia locale hanno storicamente rappresentato dei limiti urbanistici impliciti e rispettati. A questo si è affiancata, in tempi recenti, una elevata pressione immobiliare dovuta alla forte richiesta di residenza. Che funzione hanno gli indici di edificazione nel costruire il paesaggio della collina? Quali sono i problemi che hanno mostrato le recenti sperimentazioni normative? Come intervenire?”                                                                                                                              2) Il Consiglio Comunale ha approvato un regolamento sulle cubature, con particolare riguardo alle altezze, da concedere in collina, che poi però è rimasto per anni ignorato da tecnici e Assessore, in un cassetto ed è stato rispolverato solo a seguito di un clamoroso caso di ricorso al TAR, seguito solo dal periodico Questo Trentino, da parte di privati contro una concessione edilizia illegittima, rilasciata dal Comune, nella poi celebre Via alla Val a Povo. In pratica gli Uffici Tecnici del Comune, si è scoperto, approvavano da anni altezze e volumetrie contrarie alle regole stabilite in quel Regolamento. L’Assessore Andreatta anziché difendere i cittadini dalle  cattive decisioni prese dagli uffici, difese sia il Comune che il suo Ufficio Tecnico, senza mai cambiare idea o ammettere qualsivoglia dubbio in merito. Dopo di che…dopo una sonora sconfitta al TAR , e tante polemiche  il Consiglio Comunale, costretto dalla forte riprovazione pubblica, approvò nuove regole ancora più restrittive. In tutto questo i Funzionari degli Uffici tecnici del Comune non ebbero alcuna reprimenda nè furono rimossi. 3) La Variante al PRG è stata approvata in modo farraginoso, senza una visione d’insieme rigorosa, con una serie infinita di attenzioni alle singole richieste dei privati (e tempi biblici), provocando anche l’incredibile caso di Auto In, concessionaria di auto, che acquistò (previe promesse mai chiarite da parte dello stesso ex Assessore, dicono loro) un terreno per la propria espansione, dove però il Comune poi non concesse il cambio di destinazione, con seguenti accuse di corruzione e false promesse proprio all’Assessore (che a questo punto solo per evitare qualsiasi dubbio avrebbe fatto bene a dimettersi). 4) Nella Variante al PRG, dopo dieci anni di dibattiti sul tema,  non si è riusciti a trovare una collocazione per un’opera importante e attesa da anni, quale il canile municipale, che è stata semplicemente stralciata in ultima istanza,  laddove il canile  a breve dovrà essere spostato da dove si trova ora, a causa dell’arrivo della mega rotatoria della tangenziale, e questo solo per una sciocca polemica di pochi contro l’unica collocazione ipotizzata (Camparta). 5) Nella pianificazione e nella gestione su alcuni temi qualificanti, l’ex Assessore risulta debole, privo di carisma propositivo: il Parco del Monte Bondone, la mobilità urbana e di collegamento con le periferie,  la questione della Ferrovia del Brennero e le vicende della bonifica delle aree inquinate di Trento Nord.

Andreatta è stato un Assessore debolissimo, schiacciato sempre sulle posizioni del Sindaco Pacher, opaco e offuscato da troppi dubbi sul suo operato. Soprattutto ad oggi non ha la capacità di esprimere una visione di città, per questo non lo si dovrebbe candidare alla guida della città come Sindaco.

Il fatto è che al PD cittadino non interessa veramente la partecipazione e di fatti, appena Nicola Salvati, consigliere fuori controllo, si è autocandidato (questo è il vero spirito delle primarie) tutti, perfino il Segretario del PD uscente, gli hanno chiesto con fastidio di fare un passo indietro. E ricordate cosa accadde quando alcune settimane fa Donata Borgonovo Re, donna stimata dai cittadini e da molti amministratori, indipendente e capace, attuale Difensore Civico, si autocandidò? Fu ignorata nel migliore dei casi e perfino offesa. La sua indipendenza e il suo carisma erano troppo pericolosi per lo status quo.

Morale1: La politica cittadina sta condannando gli elettori a dover scegliere non il meglio possibile, ma la minestra scaldata.  E non se ne capisce davvero il motivo. Perché a nessuno, fra quelli che contano, viene voglia di una stagione di entusiasmo? Il PD+ propone Andreatta, dalle parti dell’UPT va anche peggio: la candidatura è niente di meno che un pensionato d’oro, ovvero il mitico Bortolotti, ex amatissimo  (e mai critico con il Potere) Dirigente della Protezione Civile, che è appena andato in pensione il 4 gennaio e che per inciso è uomo fidatissimo di Dellai come lo era però anche del Griso, alias il pessimo Silvano Grisenti, l’ex Super Assessore a Tutto.  Bortolotti non spicca per nulla, tranne una grande efficienza (che è un merito, ben inteso): però gestire la Protezione Civile è molto diverso da fare il Sindaco! Bortolotti è garanzia di efficiente ma impolitica ordinaria amministrazione, della serie: non disturbare il manovratore, chiunque esso sia.  Poi ci sono  i Verdi, che teneramente candidano, forse,  l’altrettanto debole -anche se simpatico e onesto – Assessore all’Ambiente Pompermaier oppure la reiterata e non più giovanissima -seppure brava- Lucia Coppola. Ahinoi, la democrazia del capoluogo del Trentino tanto bene non sta. Ci serve un giovane, fuori dagli schemi, capace di futuro, capace di sparigliare le carte.

Morale2. La questione urbanistica, ovvero l’urbanesimo, come scrivevo nell’articolo di alcuni giorni addietro [Il nuovo urbanesimo], sarà cruciale.  Ecco perché  è così rilevante (in questo caso in termini negativi, purtroppo) che un ex Assessore debole all’Urbanistica diventi Sindaco, se accadrà. La qualità della pianificazione delle trasformazioni e la qualità dell’analisi del processo del fare città, che l’Amministrazione vuole offrire ai propri cittadini, è e sarà determinante. Nessuno dei candidati in gioco sembra attrezzato per dareerisposte giuste nei modi giusti.

Good news: Per il 2009 mi riprometto di indicarvi sempre una buona notizia, ovvero Good News. La GN di questo articolo si chiama: urbanesimo partecipativo, che a Trento significa casaCittà. casaCittà Laboratorio Urbano di Trento

Buona notte, Trento. Aspettando la grandezza scintillante del Muse  e qualche boulevard …buona notte.