Storie di APT: (Pinè-Cembra) lavoro, cultura, porfido

La notizia: Posaranda è un’originale iniziativa proposta dall’ ‘APT di Pinè-Cembra. E’ un simposio artigianale-artistico dedicato (prima edizione, questa) ad una figura storica  ma indebolita e trascurata del mondo del lavoro trentino: i selciatori del porfido. Da giovedì 6 a sabato 8 agosto sette squadre di esperti posatori del porfido hanno prodotto, nelle suggestive strade della frazione di Baselga di Pinè di Montagnaga,  alcune opere di posa in porfido e altre pietre (marmo giallo di Mori, ciottoli Luserna, graniti trentini e calcari rosa). Alcune erano vere e proprie sculture, altre piccole pavimentazioni ed è anche stata realizzata la copertura tradizionale in scandole di porfido a griglia di pesce del tetto di un fienile in legno.   Sabato 8 nel pomeriggio si è svolto a Baselga di Pinè un particolare convegno dal titolo “Il posatore trentino per le vie del mondo”, dove è stata presentata l’importanza e la storia di fatica e competenza dei selciatori e dove si è mostrato il loro importante ruolo nella filiera del porfido. Si è anche parlato del paesaggio culturale delle cave.

Il commento: Nel panorama asfittico delle nostre APT , ripiegate sullo status quo, questa originale  e non facile iniziativa dell’APT di Pinè-Cembra, dimostra che il ruolo di questi enti può realmente essere promuovere la cultura del territorio come un prodotto, e di poterlo fare anche rispetto ad un tema delicato come il porfido.  Questa iniziativa è una vera iniziativa politica, di carattere anche piuttosto coraggioso. Anche se Direttrice e Presidente lo negherebbero con forza…

Il messaggio che così si lancia è duplice: da una parte si afferma che la cultura è un prodotto importante per il turismo, perché un territorio innanzitutto è un luogo di vita, di lavoro, di carattere, solo dopo e in secondo luogo il turismo “vende” un territorio, solo dopo e quando un territorio sa “essere” un luogo vero.

Secondo messaggio: il porfido e la pietra hanno una storia di fatica dal basso, hanno una storia di condivisione dei saperi e di tradizione, hanno poi anche un impatto forte sull’ambiente e sul paesaggio, ed oggi però si assiste anche ad una speculazione di pochi sfruttando con compromessi insostenibili un patrimonio collettivo, pertanto dobbiamo riportare l’attenzione sul lavoro, sulla sua dignità, sull’ambiente, sulla qualità e sulla dimensione sociale del settore. Insomma, Posaranda ci racconta una volta di più che per il bene del turismo e soprattutto delle valli, il Trentino deve parlare di cultura dentro le filiere produttive e promuoverne la complessità.

Messaggio chiarissimo e manifestato in modo intelligente con una festa del lavoro e delle opere e un momento di riflessione.

Al convegno hanno parlato esponenti dei posatori, raccontando le loro storie, anche in modo divertente e romantico. In una di queste storie, il posatore  Nello Ravanelli, ha raccontato dei suoi viaggi in Turchia per insegnare la posa a popoli che non hanno questa tradizione, dimostrando (come altre storie) che i posatori locali hanno un sapere davvero unico e prezioso, per finire poi con la raccomandazione ai giovani posatori di “girare il mondo e fare esperienze diverse”.

E’ intervenuto anche il Presidente del Distretto del Porfido e delle Pietre trentine, Mariano Gianotti (che è anche socio della Porfidi Europa di Civezzano): tra le varie cose più o meno lodative e più che altro dedicate alla parte industriale, ha però anche detto “dobbiamo estrarre di meno e estrarre meglio” (lo faranno?). Sembra un impegno. E’ interessante. Ha anche detto (interessante pure questo) che gli altri paesi del porfido (Giovo, Albiano, Cembra, Fornace) non hanno mostrato di sentire la manifestazione a sufficienza: serve, ha sottolineato più volte, maggiore condivisione. Ha infine parlato del Codice Etico datosi dal Distretto: vedremo come il settore lo farà proprio nella prassi. Ha fatto una proposta interessante: se la Provincia ogni anno facesse una manutenzione migliorativa delle strade trentine solo con le pietre locali, la viabilità sarebbe più bella e attrattiva anche per il turismo, e la ricaduta economica sarebbe pari a circa 2/3 milioni di investimenti annui.

Ricordiamo qui allora cosa oggi è il settore della pietra in Trentino: solo porfido: 108 aziende  estrattive con circa 960 addetti, nel 2008 1,5 milioni di tonnellate di pietre estratte, nel complesso per tutte le pietre vi sono 513 aziende estrattive, con circa 3000 addetti e 5 milioni di tonnellate di materiale estratto. In Trentino vi sono circa 400 posatori. (Tutti i dati sono stati da me raccolti durante i lavori del convegno da fonti ufficiali). La legge di riferimento è la recente L.P: 7/2006, che ha istituito il Distretto del Porfido e delle pietre trentine, attribuendo al cosiddetto Soggetto Idoneo (una Srl con un regolare consiglio di amministrazione e un regolare bilancio ) il potere legislativo, operativo e finanziario, quindi anche la facoltà di gestire i fondi che la Provincia inietta nel settore. Nel Soggetto Idoneo vi sono anche le aziende private.

Il settore è in crisi, con tanti licenziamenti, dovuti alla distribuzione sul mercato del porfido argentino e cinese, a costi inferiori di quelli italiani e con lotti enormi di materiale immessi sul mercato in tempi rapidi. Gli stessi imprenditori trentini hanno investito proprio in Argentina e Cina, e alcuni sono stati trovati a vendere il famigerato tout venant, ovvero il porfido grezzo non lavorato in loco, prodotto competitivo sul mercato ma che rovina la filiera, a vantaggio solo di chi vende (ma  a danno degli artigiani e dell’ indotto locale). La vendita del tout venant è proibita per legge. Ancora recentemente a Fornace  c’è stato un sequestro di tout venant illecito. Proprio là dove le Asuc sono deboli….

Da tempo inoltre è in atto una vertenza fra le Asuc (le Associazioni degli Usi Civici) e i titolari delle concessioni di estrazione delle cave di porfido. In alcuni casi chi estrae guadagna forti somme a fronte di concessioni pari a 2€ al metro cubo estratto, mentre dove le Asuc si sono sapute imporre le nuove quote sono pari a 12 € a metro cubo estratto., cioè sei volte tanto .  Una sperequazione folle. In alcune località importanti per il porfido (come Fornace) le Asuc non hanno comitati di gestione, e i diritti dei residenti non trovano lo spazio dovuto.

Torniamo alla nostra APT: non è un caso se alla guida di questa bella APT (l’unica che funziona davvero, insieme a quella di Comano Terme) vi sia una donna giovane e brava, di nome Lorenza Biasetto, che è stata la Direttrice coraggiosa e innovativa dell’APT del Primiero e del Tesino, che aveva lanciato il turismo attento all’ambiente e in particolare un modo sostenibile di “vendere” e frequentare il Lagorai, per poi essere allontanata (poveri loro, meglio per Pinè, che l’ha guadagnata) da amministratori miopi, che pensano davvero che il loro territorio guadagnerà di più con le mega operazioni edilizie e di marketing, stile l’operazione di recupero (e ampliamento successivo? …) con infrastrutturazione, elle baite della potentissima famiglia di imprenditori Paterno nel Lagorai, oggi ancora selvaggio. Per quanto? Chi sono i Paterno? Tre fratelli (Domiziano, Franco, Luigi) I proprietari della catena Eurobrico,(Gruppo Eurogroup) i proprietari della ditta  New Stone, nata dalla vecchia Ceramiche Valverde che si sono comprati, i nuovi proprietari dell’ex stabilimento Bailo di Cinte Tesino e così via.

Aggiungiamo che la recente riforma delle APT ha prodotto un mostro, ovvero degli Enti di diritto privato controllati dai privati che utilizzano (molti) soldi pubblici nel settore delicatissimo della promozione del territorio, il tutto in totale assenza di qualsiasi vera forma di partecipazione dei cittadini e di seria responsabilizzazione degli operatori economici. La promozione del territorio che le APT trentine stanno facendo di fatto coincide con la direzione che si da alla pianificazione del territorio. Cioè: le APT di fatto promuovono operazioni immobiliari e infrastrutturazioni, indirizzando le politiche di finanziamento e di promozione in quella direzione. La storia dell’ APT di Folgaria, che abbiamo raccontato in un precedente articolo, mostra ì l’intreccio perverso fra affari, costruttori, amministratori. e la parallela debolezza dei Comuni e delle popolazioni locali quanto degli operatori economici nelle valli. L’altra recente vicenda invece del fallimento (immobiliare) di una società (Aeroterminal) partecipata dal socio di maggioranza (Bertoli) della società impianti di Folgarida- Marilleva, è un ulteriore prova di come il turismo qui sia in larga parte in mano a incompetenti, irresponsabili o interessi particolari e poco trasparenti.

Le APT dovrebbero essere pubbliche e gestite in modo partecipato e responsabilizzando gli operatori. Invece ogni volta che qualcuno collassa e perde soldi, la Provincia rifinanzia.

Altrimenti, se il pubblico non dirige i processi economici, ecco cosa succede, lo dice bene proprio Domiziano Paterno in un’intervista pubblicata da L’Adige nel 2006, a proposito del successo del suo gioiello, i negozi del fai da te Eurobrico, che incassano subito e pagano i fornitori a 120 giorni… ” «Più cresci e più diventi grosso, più sei in grado di dettare le condizioni ai fornitori». AD1111PPA1.qxp.pdf Ai fornitori ma anche ai territori, attenzione.

Lunga vita quindi a Posaranda, ai convegni di riflessione sulle filiere, alla Direttrice dell’APT Pinè-Cembra Lorenza Biasetto,  all’ onesta e appassionata Presidente Franca Broseghini, ai selciatori e alle APT lungimiranti.