Storie di APT e territori: Folgaria e Primiero, due storie

La notizia: In questi giorni sono state pubblicate sui giornali locali le notizie relative a due vicende con elementi  in comune delle APT del Primiero e di Folgaria.

Folgaria: l’APT di Folgaria e  degli Altipiani Cimbri è fallita. Il debito dichiarato ad oggi è pari a 800.000 euro e non si intravede una rapida soluzione. Era stato individuato dagli stessi operatori turistici locali il nome dell’ex Segretario Comunale di Lavarone, Francesco Fait,  come possibile curatore fallimentare nella fase di transizione verso una possibile salvezza. Oggi la notizia:  Fait ha rinunciato all’incarico, con una analisi che si può sintetizzare così: “Alle due assemblee da me indette per confrontarmi con i soci, hanno partecipato pochi operatori, soprattutto pochi albergatori di Folgaria paese. E’ evidente che manca la base: il senso di partecipazione  e la voglia di impegno dei soci. Ha danneggiato il senso di partecipazione l’appiattimento sull’impiantistica e la perdita di identità”.

Primiero: La notizia è che  nell’ultima assemblea, i soci dell’APT del Primiero (gli operatori turistici) non hanno raccolto la loro quota parte, pari a 500.000 € per finanziare la ricapitalizzazione della società impiantistica di San Martino “Rosalpina”. L’accordo di programma sottoscritto dai Comuni, l’APT , le società impiantistiche con la Provincia di Trento prevedeva che a fronte dei 5 milioni di euro collocati da operatori locali e Comuni, la Provincia avrebbe finanziato le opere (impianti e piste) previste per collegare il Passo Rollaecon San Martino di Castrozza con altri fondi pubblici. Prima di questo, nelle scorse settimane il Comune di Fiera di Primiero aveva votato contro il collegamtno nella sua versione progettuale attuale (che andrebbe – ricordiamo – ad intaccare il paesaggio dei laghi del Colbricon, nel cuore del Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino).

Il commento: Le due vicende dimostrano purtroppo che l’analisi da molto tempo avanzata dagli ambientalisti era e rimane corretta e lucida. L’analisi diceva questo: gli operatori turistici trentini sono viziati dai troppi soldi pubblici sempre elargiti con troppa facilità;  i processi decisionali rispetto a grandi investimenti territoriali sono superficiali, senza una vera e corretta partecipazione dei cittadini, la responsabilizzazione degli operatori privati è insufficiente,  sui territori manca  una visione uitaria, complessiva e capace di futuro e di identità del territorio e di politiche per il turismo. Tutto questo costituisce un magma pericoloso che oggi si manifesta con queste due crisi. L’APT di Folgaria è fallita per le ragioni che Francesco Fait ha lucidamente esposto, che sono le stesse denunciate da anni dalle associazioni ambientaliste locali e da gruppi di cittadini dell’Altopiano cimbro molto critici. In Folgaria manca innanzitutto una visione identitaria del luogo e manca il senso di comunità. Da questo nasce la frammentazione degli obiettivi e anche la debolezza delle categorie economiche, che prima non hanno saputo governare e indirizzare le politiche turistiche schiacciandole sul solo sci invernale, poi hanno fatto fallire l’APT e infine alle recenti elezioni comunali non hanno saputo esprimere con forza loro consiglieri comunali, che portassero una visione economica unitaria e collettiva. Come se ne esce? Aprendo una vera grande fase di partecipazione dei cittadini e delle categorie economiche, una fase di confronto sull’identità dell’Altopiano e in particolare di Folgaria (che soprattutto ha manifestato la propria non coesione e il proprio disagio interno). Chi deve realizzare questa fase? Senza dubbio i tre Comuni di Folgaria, Lavarone e Luserna. Il Comune di Folgaria ha però sicuramente la principale responsabilità e la migliore possibilità di essere efficace, per due motivi: è il Comune più grande e più influente, è soprattutto la sua situazione interna che ha indirizzato male le politiche fino ad oggi seguite e indebolito e reso opaca la politica dell’Altopiano. Da Folgaria si può quindi ripartire.

Per quanto riguarda il Primiero: anche qui si evidenzia una debolezza preoccupante degli operatori economici, incapaci di esprimere una visione del territorio e del turismo, anche loro schiacciati sui fondi pubblici legati alle grandi opere. Prima di tutto questo, invece, viene l’identità del territorio, la coesione interna, la visione di un futuro.

In entrambi i casi quello che è venuto a mancare, problema generale in Trentino, è il senso dei luoghi. Il turismo funziona, produce oltre che denaro anche benessere delle persone e dinamiche positive, solo se i territori sanno prima di tutto “essere” qualcosa, dei luoghi, per poi vendersi. Purtroppo spesso si insegue invece la fase mercantile prima di aver saputo “essere” un luogo.

Le gloriose tende che presero la multa al Colbricon: gli impianti non impattano, si finanziano

Flash: notizia breve

(nota: Chi scrive era presente) Nell’agosto del 2008 un gruppo di persone piantò alcune tende presso i Laghetti di Colbricon, dentro il cuore del Parco Naturale di Paneveggio – Pale di San Martino. Erano alcuni dei circa 200 manifestanti che il giorno successivo avrebbero civilmente e sobriamente protestato contro la prevista approvazione del collegamento di impianti tra San Martino e Passo Rolle. Una parte di impianto passerà anche presso quegli stessi bellissimi laghetti. Le Guardie del Parco provvidero subito ad elevare una multa: circa 150 euro, perché in quel luogo (SIC,  ZPS, area Parco) come saggiamente prevede il Regolamento del Parco Naturale, non sono accettati disturbi al paesaggio, così delicato e struggente.  Le tende sono un elemento di disturbo del paesaggio e sono dunque vietate. Le regole si sono applicate giustamente e con preciso rigore. Come dovrebbe essere. Sempre ?

Commento (ironico, straziato) Però…i piloni della funivia: quelli invece sono stati approvati dal Rapporto Istruttorio della Valutazione di Impatto Ambientale, ignorando il rischio di un secondo ceffone giuridico dalla Commissione europea, visto che siamo in zone protette a livello europeo, come  accaduto per il primo tracciato della Pinzolo-Campiglio. Insomma, i piloni sono approvati anche dalla Giunta Provinciale, perché saranno a basso impatto, dicono. Carini, piloni carini, adatti al paesaggio dolomitico, piloni struggenti, art-decor impiantistica, saranno piloni degni di una poesia di Marco Pola. Per esempio potrebbe essere (parafrasando la celebre “Ansia”)  “La neve avanza. Le ore nel giro dei turisti hanno punte di densità e aculei e frecce di debiti..ma questi piloni, questi piloni terribili, mentre le trombe ambientaliste squillano nell’infausta veglia del mercato,  questi piloni, questi piloni terribili, cadranno o non cadranno?.”  Hai voglia, non cadono, anzi: saranno anche finanziati con soldi pubblici. Libero mercato autonomista: socializzare le perdite e il danno ambientale, privatizzare il guadagno e le decisioni. Dalle gloriose Carte di Regola delle Alpi, alle regole carta straccia oppure alle regole violate oppure al gioco delle tre carte.

Tende più impattanti dei piloni della funivia? Forse perchè le tende sono provvisorie e invece i piloni rimangono? Che mondo davvero singolare, spiazzante e stimolante, il Trentino autonomista. Questa (decisione + impianto) potrebbe essere una installazione giuridico-amministrativa di arte & urbanistica post-moderna. Il contro-design territoriale, la brutta urbanistica: la bellezza e il buon senso ci hanno stufato, questa sarà l’era del non sense e del paradosso. Forse l’ex Direttore della Galleria Civica di Arte Contemporanea di Trento (Fabio Cavallucci), potrebbe apprezzare: a lui, come alla Giunta Provinciale di Trento, piace tanto la provocazione fine a se stessa…Cavallucci un giorno, in una animata discussione sulla liceità di uccidere un cavallo per filmarlo e farne pseudo-arte, mi disse che l’arte non tollera etica e morale..già l’idea sull’arte mi provoca un senso di sgomento, figuriamoci applicata all’uso del territorio…

Dellai: priorità sarà l’ambiente. Infatti: è approvato il collegamento di impianti Passo Rolle-San Martino

Flash

La notizia : Pochi giorni fa il Presidente della Giunta Provinciale, Lorenzo Dellai, ha dichiarato che in questa legislatura la sua priorità sarà l’ambiente.

Infatti, il 30 dicembre (avevano fretta..) la Giunta Provinciale ha approvato all’unanimità il collegamento impiantistico fra San Martino e Passo Rolle. Ecco:  fatti, non parole.

Note e commento: Per chi non lo sa, si tratta di una funivia che collegherebbe il paese di San Martino di Castrozza (Primiero) al bellissimo Passo Rolle, passando accanto ai meravigliosi laghetti del Colbricon, nel cuore del Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino, il cui Direttore aveva dato parere negativo all’opera. Presso i laghetti del Colbricon si trova anche uno dei più significativi siti archelogici della Provincia. I  piloni passerebbero accanto alla Cima Cavallazza, su sfondo di grande bellezza. Anche la celebre vista delle magnifiche Pale di San Martino sarà pesantemente compromessa dai piloni. Il paesaggio di uno dei punti più famosi, ricercati e splendidi delle Dolomiti ne risulterebbe fortemente rovinato. Due aggravanti:

1) Le associazioni ambientaliste affermano che: Il suddetto collegamento fra le  due importanti località sciistiche (e non solo…) non è  veramente tale, esso piuttosto, amplierebbe infatti il sistema sciistico esistente Tognola-Malga Ces,. Insomma l’opera non è centrale dal punto di vista della collocazione, pertanto non risolverebbe il problema di spostare macchine dalla strada, obiettivo dichiarato per motivare l’opera. Questa è l’ultima moda trentina: giustificare i collegamenti impiantistici, anche nelle aree protette (qui e nel caso della Pinzolo-Campiglio) , con presunti e inesistenti vantaggi di riduzione del traffico. L’unico test in campo aperto esistente  finora è noto: gli impianti in Val Giumela non solo non hanno minimamente risolto il problema economico della Società Buffaure (come dicevano gli ambientalisti anni fa), ma non hanno risolto nemmeno il problema dell’eccessivo traffico di macchine, uno dei due motivi addotti per giustificare l’intervento a suo tempo.

2) Esiste una possibile alternativa di tracciato, proposta dagli ambientalisti, lungo la Val Cismon, parallela alla strada provinciale, che eviterebbe di passare dai laghetti di Colbricon e davanti alla Cima Cavallazza e che sarebbe anche più coerente. L’alternativa non è stata da nessuno presa in considerazione. In estate del 2008, circa 200 persone, insieme alle associazioni ambientaliste, avevano manifestato ai laghetti del Colbricon, chiedendo di rispettare i siti archeologici e SIC e ZPS  interessati dall’opera, chiedendo anche di aspettare a decidere valutando l’alternativa proposta e dando spazio al confronto pubblico. Niente da fare, mentre noi magari pensavamo all’anno nuovo, la Giunta, il 31 dicembre, votava lo scempio di un altro pezzo meraviglioso delle Alpi, dopo aver rovinato la Val Giumela (Val di Fassa) e deciso da poco di rovinare (prossimamente, con i nuovi impianti e piste) la zona del Brenta, intorno a Pinzolo e Campiglio. Così recita un documento di Italia Nostra contro l’opera.

Infatti la partenza del “cosiddetto collegamento” dista su strada circa 4 km da San Martino e 360 metri di dislivello, o è raggiungibile salendo su due impianti; mentre il percorso dall’abitato di San Martino a Passo Rolle sulla statale dista circa 9 km, con 500 metri di dislivello.

Questo riporta invece un comunicato dell’Assessore all’Ambiente, Alberto Pacher, per giustificare la cosa:

“….l’adozione delle misure mitigative previste (ben 14 prescrizioni uscite dal Rapporto Istruttorio della VIA- ndR) permette di conseguire il riequilibrio rispetto agli impatti provocati dalla realizzazione delle opere, portando a concludere che il progetto non determina incidenze negative sull’integrità dei siti coinvolti”. Arabo, ostrogoto, perché nessuna mitigazione (lo dice la parola stessa) permette un riequilibrio, soprattutto nel caso del paesaggio in luoghi così forti. Il fatto è che ci sembra che l’Assessore Pacher non sappia di cosa parli, e sembra grottesco come ogni volta tutti gli Assessori come soldatini votino tutto, senza chiedere nulla, senza obiezioni. Perchè stanno là allora? Basterebbe Dellai, da solo.

Conclusione: Il mercato dello sci nelle Alpi è saturo e maturo, significa tecnicamente (affermano gli economisti) che non può crescere. Il numero degli sciatori in Europa  ha raggiunto il suo massimo. Infatti le fluttuazioni medie dei fatturati stanno intorno all’ordine dell’1% e il mercato dell’attrezzatura da sci negli ultimi dieci anni in Italia è calato (affermano gli economisti). Quindi costruire ancora impianti e piste  ampliando demani e comprensori, non servirà a nulla. Non esiste una fetta ulteriore di mercato da attirare, è possibile solo continuare la concorrenza fra singole stazioni dentro lo stesso bacino di utenti, continuando a spendere centinaia di milioni di euro  ogni anno e impoverendo l’unico capitale irriproducibile e flessibile che abbiamo: paesaggio, territorio, ambiente.