Deflusso minimo vitale nei torrenti alpini: alcune riflessioni

La notizia: Il 1 gennaio 2009 è scattato per legge  il raddoppio del Dmv (deflusso minimo vitale – ovvero la quantità minima di acqua che deve essere rilasciata nei corsi d’acqua dalle derivazioni idroelettriche). La legge provinciale in materia è la L.P. nr 01/2002 e risale al 19 febbraio 2002, era il recepimento di una Direttiva europea. La L.P. 1/2002 prevedeva “un DMV pari a 2 litri al secondo per chilometro quadrato di bacino imbrifero sotteso alla singola opera di presa“. Ora scatta il raddoppio. La norma che regola in generale le acque pubbliche e il demanio idrico in Provincia di Trento è la L.P. 8 luglio 1976, n. 18.

Poche settimane fa la neo Presidente di Confindustria Trentino, Ilaria Vescovi,  aveva dichiarato (analogamente alla Presidente nazionale di Confindustria, che ha fatto lo stesso in precedenza ) che l’ambiente sarebbe un lusso in questo momento di crisi, anche qui, nelle Alpi. E si era dichiarata contraria anche al raddoppio del Dmv, chiedendo quindi la costruzione di altre centrali. Pochi giorni dopo, il giornale l’Adige riportava la dichiarazione del Segretario della categoria UILCEM del sindacato UIL , Pasquale D’Agostino:

L’Adige, 31 dicembre 2008:

Quello che si sta facendo è un vero e proprio spreco. Il Dmv passa dal 4% della produzione totale di energia al 14%. Questo significa che su 4 miliardi d chilowattora prodotti all’ anno si passa da una perdita di 300 milioni a una di 600 milioni all’anno. Questo in termini monetari vuol dire per le società di gestione perdere 15 milioni di euro all’anno.“. Il Segretario prosegue il ragionamento buttandola anche sull’ambiente: “Portare il deflusso minimo vitale al 14%, significa produrre 160.000 mila tonnellate in più di anidride carbonica. Perchè quello che non si produce con l’acqua lo si produce con il petrolio. Quello che manca verrà dal termico. Poi c’è anche il fatto che il Trentino è al tempo stesso esportatore di energia elettrica ma nei momenti critici è deficitario”. Perfetta la chiusura dell’intervista: “Insomma, è assurdo pensare di lasciare nei fiumi l’acqua che c’era negli anni venti!

Commento: 1) Il DVM è la quantità minima di acqua che per legge deve scorrere in un torrente soggetto a prelievi per produzione idroelettrica. La quantità minima di acqua è stata calcolata con metodo scientifico, dagli idrobiologi, sulla base delle oggettive esigenze (minime) di purificazione delle acque e della biodiversità che vive nei torrenti alpini. La Direttiva sul Dmv è stata approvata dopo aver constatato che tantissimi corsi d’acqua nelle Alpi sono morti o gravissimamente compromessi. Corsi d’acqua compromessi significa due cose: biodiversità perduta o compromessa gravemente (sia direttamente in acqua che nell’habitat intorno al corso d’acqua) e minore o assente capacità del corso d’acqua di depurarsi, il che comporta avere acque problematiche che prima o poi finiranno nel mare, inquinandolo o peggiorandone la qualità e quindi anche la capacità per esempio di assorbire la CO2. Aggiunta (novembre 2009) Ho appreso da un esperto ecologo fluviale che comunque il DMV sarebbe oltretutto calcolato tenendo soprattutto presenti le esigenze dei pesci, come fortemente chiesto dai pescatori. Questo è un bene, però significa che il DMV deve ancora raggiungere il massimo potenziale del suo utilizzo.

2) E’ falso che l’energia non prodotta con l’idroelettrico, per rilasciare il Dmv, debba provenire poi dal petrolio, possiamo benissimo fare due cose: a) ridurre i consumi a parità di stile di vita, attraverso l’efficienza energetica (che anche in Trentino non si persegue praticamente, salvo poche eccezioni)  b) aumentare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, come l’eolico o il fotovoltaico, ancora marginali. Un grande contributo verrebbe poi anche dalla gestione accurata dell’illuminazione pubblica, che oltre tutto presenta il grave problema dell’inquinamento luminoso (sul quale esiste anche una legge provinciale, del resto). Sostituendo i corpi illuminanti con oggetti efficienti e eliminando la direzione delle luci verso l’alto (vietata per legge, del resto) si arriva a risparmiare, rispetto alla situazione attuale,   fino al 75% del consumo, per ogni edificio oggi male illuminato.

3) In ogni caso calcolare una perdita economica, a fronte della conservazione del buono stato di un elemento fondamentale dell’ecosistema come i corsi d’acqua (in particolare alpini, fragili e al servizio anche delle pianure) è pura follia, non ha alcun senso. Il confronto non reggerà mai, perché la salute della rete idrica è garanzia di ambiente sano e di un equilibrio. Spiace e preoccupa, constatare che il sindacato e l’establishment dell’industria siano ancora così indietro sull’ambiente.

Si allega il comunicato stampa a suo tempo pubblicato dalla Provincia per annunciare la nuova regola: Comunicato nr. 3252 del 30.12.2008

A partire dall’1 gennaio 2009 – come previsto dal Piano di Tutela delle Acque approvato dalla Giunta provinciale il 30 dicembre 2004 – tutti i concessionari di grandi derivazioni di acqua a scopo idroelettrico saranno tenuti ad effettuare, dalle opere di presa, il rilascio del cosiddetto “deflusso minimo vitale” (DMV) nei valori previsti dal nuovo Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche.
Già dal 26 giugno 2000 erano stati attuati i rilasci provvisori nella quantità di 2 litri al secondo per chilometro quadrato di bacino imbrifero sotteso alle singole opere di presa. I nuovi quantitativi d’acqua che i concessionari sono tenuti a lasciare defluire in alveo saranno oggetto, da parte delle strutture provinciali, di monitoraggi volti alla verifica degli effetti e, anche mediante specifici accordi tra Provincia e concessionari, ad una eventuale ricalibratura dei DMV.
Uno degli effetti di immediata percezione conseguente ai nuovi valori di DMV sarà un significativo aumento di acqua negli alvei a valle delle opere di presa interessate dal rilascio, con un immediato beneficio per la fauna ittica che potrà così migliorare notevolmente la propria capacità riproduttiva, nonché per l’intero ecosistema che potrà godere del potenziamento delle capacità autodepurative e, non da ultimo, per il paesaggio che dopo anni si vedrà restituito, in buona parte, uno degli elementi più naturali per le nostre vallate: l’acqua nei torrenti. Inoltre, molti piccoli corsi d’acqua che caratterizzavano, con la loro presenza, paesi e centri storici, e che nel tempo si erano prosciugati ritorneranno a nuova vita.
Parallelamente, però, l’aumento del DMV comporterà una perdita netta di produzione di energia rinnovabile ed altrettanto pregiata da parte dei concessionari locali stimata in circa il quindici per cento dell’intera produzione idroelettrica trentina.
Il Servizio Utilizzazione delle acque pubbliche ha già dato le necessarie disposizioni ai concessionari circa le modalità con cui effettuare i rilasci, che saranno modulati durante l’anno su base stagionale al fine di ricostruire, seppure in proporzione, l’andamento idrologico naturale dei corsi d’acqua. Sono state quindi individuate le opere di presa che saranno oggetto di rilascio attenendosi a criteri precedentemente determinati dalla Giunta provinciale e che vedono privilegiare il criterio della significatività del rilascio, inteso come possibilità di accorpare in un’unica presa quei quantitativi d’acqua non ritenuti influenti (meno di 20 litri al secondo) ai fini del recupero ambientale.
Oltre ai concessionari delle grandi derivazioni idroelettriche, sono altresì assoggettati al rilascio del DMV a partire dall’1 gennaio 2009 anche alcuni concessionari di piccole derivazioni idroelettriche individuate dalla Giunta provinciale sempre sulla base delle disposizioni del Piano di Tutela delle Acque.