Lince B132: nuovo radiocollare, a Molveno

Notizia: E’ stata catturata (sopra Molveno) e dotata di un nuovo radiocollare la lince  B132. L’animale si trova in Trentino dalla primavera del 2008. Proviene dal Cantone svizzero del San Gallo, dove è nata nella primavera del 2006 (oggi ha dunque 4 anni). B132 è un maschio. B132 era stato catturato e radiocollarato la prima volta in Engadina (Svizzera) il 22 febbraio 2008, nel territorio del Parco Nazionale omonimo. Successivamente l’animale si era spostato in territorio italiano, in Val di Sole (passando dalla Lombardia). Poi B132 si è spostato nel cuore delle Dolomiti patrimonio Unesco e del parco Naturale Adamello Brenta, ovvero proprio nel Gruppo di Brenta. L’animale viene costantemente seguito grazie al radiocollare dalla Forestale, con la collaborazione  di personale del Parco naturale Adamello Brenta e dell’Associazione cacciatori. Attiva e costante la collaborazione con i tecnici svizzeri, che hanno segnalato regolarmente le localizzazioni trasmesse dal radio collare svizzero fino a che questo ha funzionato. Il trasmettitore (come previsto) ha smesso di funzionare a fine 2009. Quindi ora è stato messo un nuovo radiocollare, e ora la lince sarà monitorata dallo staff italiano.

LINK AL video della cattura (notare la bellezza strordinaria della lince, le dimensioi notevoli delle zampe, ma anche l’amorevolezza dei forestali mentre maneggiano la lince, si “palpa” quasi il loro desiderio di accarezzarla. In effetti lo fanno, accarezzano la lince. ED E’ BELLISSIMO, VORRESTI ESSERE CON LORO!)

Questa lince è singolare: sicuramente dalla letteratura scientifica nota si tratta dell’esemplare che ha effettuato il più lungo spostamento documentato nelle Alpi. In Italia si tratta del secondo caso di cattura di lince, il primo era avvenuto alcuni anni fa in Friuli Venezia Giulia.

Commento (riprendo un mio articolo del maggio 2008, con dati di Anja Jobin, esperta europea di lince e lupo, Coordinatrice del gruppo S.C.A.L.P. – Status and Conservation of the Alpine Lynx Population): 

La Svizzera ha reintrodotto  le linci negli anni settanta. Da allora la specie ha lentamente colonizzato tutto l’arco montuoso del paese, sia la parte alpina che quella dei Grigioni. Il successo della reintroduzione è in una fase cruciale infatti sono emersi conflitti con la componente venatoria, che vede la lince come un competitore venatorio. Secondo Anja Jobin invece una lince arriva a predare in un anno al massimo 50-60 caprioli, in un territorio però che per un individuo di lince (animale solitario, non forma branchi, come succede anche per il puma ad esempio) copre centinaia di chilometri quadrati. Se le linci trovano poi un ambiente popolato da diverse specie di ungulati (ovvero un ambiente sano, biodiverso) naturalmente ampliano la propria dieta anche a camosci e cervi (potrebbe essere interessante verificare le interazioni con la popolazione problematica di cervi nel Parco nazionale dello Stelvio).

Il Trentino e l’Alto Adige offrono ancora ambiti con una buona diversità di specie di ungulati, dunque vocati sotto il profilo nutrizionale per le linci. Una ricchezza adeguata di prede naturali inoltre esclude conflitti forti con gli allevatori, che non subirebbero perdite significative.

Cosa  serve per il ritorno stabile di una popolazione vitale di linci? Gli elementi sono gli stessi per tutti i grandi carnivori, quelli da tempo divulgati dagli esperti ( esempio dal Gruppo grandi Carnivori della Convenzione delle Alpi, da quello di ALPARC e infine anche dalla nota Piattaforma Ursina, del WWf e per l’orso.)

Ecco i punti:

– Informazione e azioni di coinvolgimento e partecipazione, rivolte a cittadini, agricoltori, cacciatori, amministratori pubblici.

– Fondi per la ricerca e il monitoraggio , con particolare riguardo sulle cause di disturbo antropico, sull’interazione con la caccia (ovvero la lince evita le zone di caccia oppure no? ) e sull’utilizzazione delle aree protette.

– Preservare ambienti idonei , come già dovrebbe accadere per il ritorno dell’ orso.

Si conferma in ogni caso l’importanza delle aree protette quali ambiti di pregio naturalistico per la presenza della grande fauna (come già successo per stambecco (Gran Paradiso), cervo (Stelvio), gipeto (Stelvio, Engadina), orso (Adamello Brenta) ma anche per le competenze del loro personale faunistico.

Si conferma anche l’importanza strategica delle relazioni con altri Parchi (qui l’Engadina) e di carattere internazionale (la Svizzera qui, nel caso dell’orso la Slovenia). Anche per la reintroduzione del gipeto la collaborazione transalpina è stata fondamentale per il successo dell’operazione.

Insomma, più biodiversità, più ricerca, più amore verso le varie forme di vita ma anche più internazionalizzazione, più Europa.

Il bello dei grandi carnivori è che loro richiedono grandi spazi di naturalità, ambienti di elevata qualità e cooperazione internazionale. Insomma, ci aiutano ad alzare il livello della nostra sfida per fare buona conservazione

Documenti:

Comunicato stampa nr 337 del 11/02/2010 della Provincia Autonoma di Trento

http://www.uffstampa.provincia.tn.it/CSW/c_stampa.nsf/416AD28B715DF727C12574BE0028F2B0/7939FFB6FB72AE26C12576C7003806A1

Documento (Speciale Fogli dell\’Orso, pubblicazione del Parco Naturale Adamello Brenta)– dedicato al workshop speciale sui grandi carnivori svoltosi nel 2009