Porfido: i sindacati chiedono posti di lavoro in cambio dei 50 milioni pubblici

La notizia: La Provincia intende finanziare con 50 milioni di euro le aziende in crisi del settore porfido. I sindacati approvano, a condizione che i soldi siano dati solo alle imprese che si impegnino a conservare i posti di lavoro.

Commento: Il settore del porfido ha sacrificato negli anni paesaggio, integrità ambientale, la salute dei lavoratori, i canoni pubblici delle cave,  e la complessità delal struttura economica di valle, a fronte di notevolissimi guadagni di poche aziende. Ora serve rigore nel governo del settore, sotto il profilo ambientale ma anche sociale e quindi anche nel mercato del lavoro. Il sindacato denuncia da tempo l’erosione dei posti di lavoro, che si sono persi perchè trasformati in fasulle partite IVA o in micro-aziendine fragilissime, che che possono lavorare con bassa qualità,producendo una frammentazione dove il divide et impera regna sovrano.

L’articolo del sempre ottimo Francesco Terreri , L’Adige 07.04.2009

TRENTO – L’anno scorso il settore del porfido ha perso 100 lavoratori. Nei primi tre mesi dell’anno ci sono stati almeno altri 20 licenziamenti. I segretari della Filca Cisl Stefano Pisetta e della Fillea Cgil Massimo Bertolini mettono quindi precisi paletti nel momento in cui la Provincia approverà progetti di investimento per circa 50 milioni di euro proposti dal Distretto: «Bene, a condizione che venga salvaguardata l’occupazione». E chiedono un incontro urgente all’assessore provinciale alle attività economiche Alessandro Olivi. Il coordinamento del distretto del porfido e delle pietre trentine ha preparato nelle scorse settimane 23 schede progetto per rilanciare il comparto. Tra le iniziative messe in cantiere, l’utilizzo di pietre locali nelle gare dei Comuni e del porfido nelle bordature delle strade e la costituzione di una società comune di commercializzazione. Complessivamente sono previsti circa 50 milioni di investimenti in cinque-sei anni, in gran parte da finanziare da parte della Provincia. Ora le proposte sono all’esame di Distretto Srl, la società costituita da Trentino Sviluppo come «soggetto idoneo» per la promozione e lo sviluppo del comparto, che poi le trasmetterà alla giunta provinciale per l’approvazione. «Abbiamo dovuto prendere atto una settimana fa da parte dei rappresentanti dei datori di lavoro che la trattativa per il rinnovo del contratto integrativo provinciale scaduto a luglio 2008 sarebbe stata ufficialmente sospesa perché non poteva essere affrontato alcun elemento economico riguardante la retribuzione dei lavoratori vista la grave situazione in cui versano molte imprese del settore – affermano Pisetta e Bertolini – Chiediamo all’assessore Olivi un incontro da effettuarsi in tempi brevi per potergli illustrare la reale situazione in cui versa il settore soprattutto sul versante occupazionale». I sindacalisti ricordano che «il dato occupazionale nel settore del porfido ha raggiunto i minimi storici da trent’anni a questa parte. Oggi contiamo a mala pena 900 operai dipendenti di 130 aziende contro i 1.780 del 1993, i 1.350 del 2001, i 1.000 nel 2007. Ma dove sono andati a finire tutti questi posti di lavoro quando l’escavazione e la lavorazione del porfido negli anni citati è calata di pochissimo? La risposta è semplice: esternalizzazione a più non posso per abbattere i costi del lavoro. Molti operai dipendenti, soprattutto stranieri di etnia macedone, hanno aperto la partita Iva, spesso costretti a farlo, altrimenti vengono emarginati». Tra chi invece ha mantenuto un livello alto per lo sviluppo del settore c’è, secondo Pisetta e Bertolini, il consorzio di Albiano. «Ora la Provincia sta investendo 50 milioni di euro su cinque anni per aiutare le aziende a superare il guado che con la crisi si è notevolmente allargato. Bene, ma a delle condizioni: la Provincia assieme ai Comuni e alle parti sociali deve tener monitorato lo stato occupazionale e allo stesso tempo salvaguardarlo. Non siamo più disponibili a perdere altri posti di lavoro». Le aziende, aggiungono Cgil e Cisl, devono impegnarsi «come ha già fatto il presidente della sezione porfido di Confindustria Simone Caresia una settimana fa. I lavoratori del porfido non sono più disponibili a pagare un prezzo così alto, magari dopo aver anche compromesso la propria salute. Come sindacato – concludono Pisetta e Bertolini – terremo un’attenzione particolare sul settore soprattutto in questo periodo, dove la risorsa umana è la più debole e la più ricattabile». Francesco  Terreri, http://www.ladige.it